lunedì 28 marzo 2011

Lincoln Continental Mark IV. True Story.

It 'a true story, made of dust and hot metal. Powder of Texas still among the wrinkles of the skin, in the seams between the hidden fat in the slides of the seats. And 'the soria of a Lincoln Continental Mark IV.The smell of 1973 is still locked in the drawer on the side, perhaps too small to contain a Magnum or a bag full of dollars. Even the trunk is misleading, just right to hold a body riddled with bullets. The Nilon originally placed over the beige carpet has stains unmistakable. The photos in this extension does not show them to you.In the tape of '8 stereo radio, rock and roll turns of the good one, a definition unmistakable crackling sound of the past, as a rough and fluctuating Asphalt Grey.By pressing the knob, chrome antenna goes almost touch the clouds, telescopic, bristling, seems to symbolize an invisible flag. You do not see more of this type, at least not without a soul in cars today.This is an 'other dimension. The concept of time you have to remember especially during periods where the temperature growls and shows his whole character.Robert demonstrates patience. He often speaks without moving his lips with her, alone in his head and knows that the usual two-cylinder, the bottom ones, are lazy and wake up slowly.No hurry. A little puff up a deep breath under the rear bumper to free up the stars and stripes.The blonde in jeans and boots is his woman, enters and pulls the door and leave the bottle of Jack almost over between the armrests.The automatic transmission engages with precision beyond the Alps confirming, with that sound hoarse and metallic, the willingness to move. Nuts deaf sway. Unchanged score of a bet that never took place. Some say they are out of place, but this is their home immediately. The contrasts are a must, and do more thinking.The square geometry of the wound from a wood effect dashboard are reassuring and warm.The seats are deeply pissed off at every slight acceleration remained trapped with no way of escape.Robert White, my friend, does it go when the asphalt is dry and the crickets begin to sing.
E' una storia vera, fatta di polvere e lamiera calda. Polvere del Texas ancora tra le rughe della pelle, nelle cuciture, tra il grasso nascosto nelle slitte dei sedili. E' la soria di una Lincoln Continental Mark IV.
L'odore del 1973 sta ancora rinchiuso nella cassettiera a lato, forse troppo piccola per contenere una Magnum o una busta piena di dollari. Anche il baule trae in inganno, appena giusto per contenere un corpo crivellato di colpi. Il nilon in origine posto sopra la moquette beige presenta macchie inequivocabili. Le foto di questo interno non ve le mostriamo.
Nel nastro dell' autoradio stereo 8 , gira rock'n'roll, di quello buono, ad una definizione sonora gracchiante inconfondibile d'altri tempi, ruvido e altalenante come Grigio Asfalto. 
Azionando il pomello , l’antenna cromata si spinge quasi a toccare le nuvole, telescopica, irta, sembra simboleggiare una bandiera invisibile. Non se ne vedono più di questo tipo, almeno non nelle auto senz’anima di oggi.
Questa è un’ altra dimensione. Il concetto tempo lo devi dimenticare soprattutto nei periodi  dove la temperatura ringhia e mostra tutto il suo carattere.
Robert dimostra pazienza. Spesso parla con lei senza muovere le labbra, solo nella sua testa e sa, che i soliti due cilindri, quelli in fondo, sono pigri e si svegliano con calma. 
Nessuna fretta. Un piccolo sbuffo alza un alito scuro sotto il paraurti posteriore fino a liberare stelle e striscie.
La bionda con jeans e stivali è la sua donna, entra e tira la portiera mentre abbandona la bottiglia di Jack quasi finita tra i braccioli.
Il cambio automatico si innesta con precisione d’oltralpe confermando, con quel suono afono e metallico, la disponibilità al movimento. Dadi sordi ondeggiano. Punteggio invariato di una scommessa mai avvenuta. Qualcuno dice sono fuori luogo, ma questa è la loro casa fin da subito. I contrasti sono d’obbligo e in più fanno pensare.
Le geometrie  squadrate del cruscotto avvolte da un effetto legno sono rassicuranti e calde.
I sedili affondano le incazzature ad ogni lieve accelerazione rimanendo intrappolate senza vie di fuga.
Robert White, il mio amico, la fa uscire quando l'asfalto è asciutto e i grilli cominciano a cantare.

















    Photo by hydestyle.blogspot.com 






lunedì 21 marzo 2011

GRIGIO ASFALTO

                        
 "GRIGIO ASFALTO" è il mio primo libro.

Altalenante, ruvido, introspettivo quanto volutamente lasciato in sospeso. In una scenografia priva di qualsiasi collocazione geografica un motociclista – o un Biker, come si autodefinisce – sperimenta un morso di vita quasi surreale, ma imprescindibile perché darà un senso a tutta la sua storia.
 Fra queste pagine grida il motore di una custom all'unisono col blues, si intrecciano legami con soggetti a cui non si regalerebbe neanche un saluto. E invece l'imprevisto scandisce i chilometri del viaggio, solleva la polvere, accende domande.
 Non il solito resoconto sulla fratellanza, anzi, una rivisitazione surreale di un mondo scandito da valori e regole fin troppo vincolanti e sopravvalutati. In nome delle Cose Vere.
 Ecco che cosa lo rende così evocativo: l'anima che lo attraversa.


Ancora caldo come il bicilindrico nella foto, da oggi potete acquistarlo scaricando  la     
versione digitale su : www.lulu.com
Buona Lettura
Francesco